War Bars: chiamata alle… rime!

di Lucio “luskio” Bernesi

“War Bars”: un beat e un mic sono le nostre armi…

Se fai rap… ama il rap, studia il rap, smetti di sporcare il rap. Devi imparare a rispettare il rap… Un incipit tanto da ascoltarsi in cuffia, quanto da ripetere nel mic, se Roma e Napoli sono le anime, le rime, i beat e le radici di uno scenario in continuo fermento. Quattro elementi che sembrano tatuarsi perfettamente sulla silhouette dritta ma molleggiante di A4 RecordZ e di “War Bars”, il loro progetto musicale che mette in contatto personalità diverse della scena hip-hop italiana.

Ma dietro quel numero c’è un significato? “Assolutamente sì. Quel “4” rappresenta esattamente chi siamo: quattro menti che si incontrano e quattro visioni che si fondono. A4 RecordZ nasce dall’analisi di ciò che ci circonda e dalla volontà di osservare e comprendere la cultura hip-hop a livello internazionale, riportandola poi alle nostre radici. È questa riflessione che ci ha portato, nel pieno della scorsa estate, a concretizzare l’idea: un progetto che unisce Roma e Napoli. Due città, due storie, ma un’unica passione…”, ci racconta Valerio Bianchi (Valo), uno dei fondatori, insieme a Mattia D’Aprile (Zinghero), Antonio Riccardi (Ntò) e Pietro Mascetta. “Il nome A4 RecordZ ha molteplici significati: il classico foglio bianco su cui scrivere i propri pensieri, i propri task e obiettivi, una tabella di marcia su cui decidere il proprio futuro. Quattro sono le menti da cui è partito il progetto, ed i multipli dovrebbero essere gli artisti che incontriamo lungo il cammino. Oltre ai rapper invitati da noi, le richieste che riceviamo sui social per partecipare ci fanno ben sperare. Guardando la scena internazionale, notiamo come il rap delle origini, nato per raccontare la realtà e dare voce agli oppressi, sia spesso sostituito da un’ostentazione vuota. Le “pop star” di oggi si vantano di crimini o stili di vita artefatti, perdendo il contatto con il cuore pulsante di questa cultura: il racconto di sé e della propria comunità. Noi vogliamo riscoprire e promuovere quei valori, riavvicinando il rap a ciò che dovrebbe essere: un veicolo per storie vere, non per una narrazione patinata e disconnessa dalla realtà. Siamo ambiziosi, non lo nascondiamo. Mentre mettevamo insieme la lista degli artisti per War Bars, già immaginavamo i prossimi progetti.

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L’obiettivo è chiaro: ridare dignità a una cultura che amiamo profondamente, quella hip-hop. Parliamo di dignità perché oggi si abusa spesso di frasi come “il vero riconosce il vero”, ma quante volte quelle parole hanno davvero un senso? Noi vogliamo essere i portavoce autentici di questa verità, rispettando il valore che l’hip-hop rappresenta, ieri come oggi. Speriamo che tutta la cultura hip-hop e rap in Italia torni ad essere quella “real” di una volta. Il nostro scopo è conservare lo spirito della creazione poetica e del racconto, avvicinando i protagonisti di quest’ultima, quasi come un caffè letterario, una jam session, un microfono aperto. Vogliamo far conoscere nuovi talenti e celebrare la crescita del movimento”.

Ma cos’è veramente War Bars? Una sorta di “Roma chiama… Napoli risponde”? Due scenari, due realtà per certi versi simili, per altri, differenti… Valerio in questo senso è decisamente chiaro “Sì, il concetto può sembrare quello, ma con una differenza fondamentale: il nostro non è un rapporto di chiamata e risposta, ma di parità. Roma e Napoli, città che spesso vengono percepite come rivali per il calcio o per certi stereotipi culturali, in realtà condividono molto di più di quanto si voglia ammettere. War Bars è un esempio concreto di come si possano superare certi preconcetti per creare qualcosa di nuovo, che unisca invece di dividere. Vogliamo mostrare che, al di là delle differenze, queste due città sono profondamente legate dalla stessa energia, dalla stessa voglia di esprimersi ed innovare.

Il futuro di War Bars? Preferiamo non rivelare troppo. Viviamo in un’epoca in cui tutto sembra dover accadere immediatamente, ma noi vogliamo mantenere un approccio diverso, un valore legato all’attesa e alla scoperta. Possiamo solo dirvi che non ci fermeremo: il nostro obiettivo è continuare a coinvolgere altre realtà, altre città, ma sempre mantenendo una coerenza artistica e culturale. Stiamo costruendo qualcosa di solido, che possa lasciare un’impronta ed ispirare. Restate connessi, il meglio deve ancora venire.” Che poi in una “guerra di rime” si potrebbe pensare ad un semplice esercizio di stile…

Ma quanto conta bilanciare lo stile, il contenuto e (perchè no) anche il movimento, inteso come testa&gambe che flettono e non se la vogliono smettere di boombappare? “Partecipare a War Bars è una straordinaria esperienza che va ben oltre il semplice esercizio di stile. Per noi è fondamentale bilanciare lo stile con il contenuto, e questo equilibrio è ciò che ci permette di mantenere viva la vera essenza dell’hip-hop. Ogni rima non è solo un’espressione di talento tecnico, ma anche un mezzo per trasmettere messaggi significativi e raccontare storie autentiche. Allo stesso tempo, il movimento fisico e l’energia che ci porta a non smettere di “boombappare” sono elementi vitali, perché l’hip-hop è tanto un’espressione artistica quanto una cultura vivace e dinamica. Quindi, mentre perfezioniamo il nostro stile e curiamo il contenuto delle nostre rime, non dimentichiamo mai l’importanza del movimento e dell’energia che rendono il tutto vivo e pulsante”. A parlare è Big Tino, uno degli artisti coinvolti, al pari di Ntò, figura storica dei Co’ Sang “Credo di parlare anche a nome degli artisti che hanno partecipato fino ad oggi. Partecipare alla “Guerra di Rime” è molto più di un semplice esercizio di stile. In tutta la mia carriera, ho sempre cercato di mantenere un equilibrio, evitando soluzioni troppo facili che rischierebbero di farmi perdere il valore e la verità che ho costruito. Che si tratti di un freestyle o di una strofa in un featuring pop, tengo sempre conto delle mie radici e della responsabilità di comunicare messaggi veri e potenti. Così, mentre perfezioniamo il nostro stile e curiamo il contenuto delle nostre rime, non dimentichiamo mai l’importanza del movimento e dell’energia che rendono il tutto vivo e pulsante.” Una chiave di lettura simile, a cui si aggiunge un’ulteriore sfumatura che ci fa notare Zinghero, dalla Roma del TruceKlan “Più che una guerra di rime, è una preziosa opportunità per l’underground. Considerando che il mainstream cresce in maniera esponenziale, è fondamentale mantenere un equilibrio con l’underground. Il nostro obiettivo è produrre rap che esista per il semplice scopo di essere rap, senza doversi trasformare in qualcos’altro. Stiamo quindi selezionando gli elementi giusti per portare avanti questa filosofia, dimostrando che il rap è sì un business, ma anche tanto divertimento e passione.”

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Il sommerso, dunque, ma anche un incontro tra diverse generazioni “Partecipare a War Bars è stata un’esperienza entusiasmante fin dall’inizio, specialmente grazie all’idea di coinvolgere rapper di diverse generazioni e città, come Roma e Napoli. Questo aspetto intergenerazionale è qualcosa che mi interessa molto e su cui ho lavorato a lungo, poiché credo che la collaborazione tra diverse generazioni arricchisca profondamente il movimento hip-hop. L’unione tra Roma e Napoli, due delle città più potenti dal punto di vista della produzione artistica in Italia, è un’idea che mi ha colpito immediatamente. Il rap italiano ha bisogno di format come questo, che non solo unisce diversi artisti ma mette anche in luce talenti che magari sono stati meno sotto i riflettori dei media principali. Questo progetto ha il potenziale di dare visibilità ai giovani artisti e creare una cultura e consapevolezza che spesso manca in Italia. Lavorare su una maggiore consapevolezza culturale permetterà a tutti di esprimersi al meglio e migliorare la qualità della musica prodotta. Per noi, bilanciare stile, contenuto e movimento è fondamentale per mantenere viva la vera essenza dell’hip-hop.

Ogni rima e ogni performance fisica non sono solo espressioni tecniche, ma veicoli per storie e messaggi autentici che rispecchiano la cultura dinamica dell’hip-hop”, sottolinea Rak, rapper romano, co-fondatore del collettivo Barracruda. “Partecipare a un format così unico è stato un vero piacere, soprattutto perché tende a unire diverse città e a rompere le barriere che potrebbero esistere tra di loro. Questo format offre la possibilità ad artisti meno conosciuti di emergere e raggiungere un pubblico più ampio. È fantastico che questo progetto non solo coinvolga artisti già affermati, ma anche artisti di nicchia e giovani talenti con tanto potenziale. Questo tipo di iniziative sono esattamente ciò di cui il rap italiano ha bisogno in questo momento. Inoltre, è stato un onore essere chiamato a partecipare da due grandi figure come Mattia e Antonio. Spero che questo progetto continui a crescere e a fare sempre più successo”, a parlare stavolta è Bada1 a cui si accoda anche Bandog da Napoli “War Bars è stato un evento storico per il rap italiano, caratterizzato da grande coraggio, soprattutto nel momento particolare che stiamo attraversando. Partecipare è stato un vero onore e se tutto ciò è stato possibile dobbiamo ringraziare Zinghero, Nto, Valo, Pietro e tutta la A4 Recordz. Questo format non solo ha permesso a tanti artisti di esprimersi, ma ha anche contribuito a mettere insieme una squadra come “Rap Merita”. Bilanciare stile, contenuto e movimento è fondamentale per mantenere viva l’essenza dell’hip-hop. Ogni rima è un’espressione tecnica, ma anche un mezzo per trasmettere messaggi significativi e raccontare storie autentiche. Il movimento fisico e l’energia che ci portano a non smettere di “boombappare” sono altrettanto importanti, poiché l’hip-hop è tanto un’espressione artistica quanto una cultura dinamica.”.

Ma non tutti sembrano avere la stessa visione. Chiky Realeza, rapper italo-cileno direttamente da Ostia, da un’altra chiave di lettura alla cosa “Quando si tratta della mia musica, il contenuto viene sempre prima dello stile. Le mie rime non cercano di confrontarsi con nessuno, ma si concentrano semplicemente a fare il loro. Non mi piace etichettare il mio genere come boombap, perché per me è semplicemente MUSICA. Invece di parlare di movimento di testa e gambe, io intendo fare musica che muova cuore e mente, proprio come ho sempre fatto e fatto anche in questo ultimo pezzo. War Bars rappresenta per me un’opportunità unica di far rivivere il Rap, lì dove molti lo credevano morto. Mi dispiace che venga classificato come underground quando, come ho già detto, per me è musica e basta.”, parole queste che dimostrano, una volta di più, la pluralità e la democraticità del rap, il suo essere molteplice pur nella sua unicità… W

ar Bars è anche l’occasione per “vedersela” in single player davanti al microfono, quando magari il “fortino” di un gruppo ti ha forgiato negli anni… Anche se poi A4 Recordz prevede inevitabilmente che ci sia unità d’intenti… Che differenze ci sono a muoversi da “soli”, rispetto a ragionare come “gruppo”? “Muoversi da soli e ragionare come gruppo sono due approcci molto diversi, ognuno con i suoi vantaggi. Vengo da una realtà in cui si lavorava già in gruppo. Quindi, non è una novità per me. Tuttavia, con la maturità e l’esperienza che ho accumulato in 41 anni, oggi lavorare in gruppo è molto più facile. Avere un professionista come Antonio, che conosce perfettamente come muoversi sia nell’underground che nel mainstream, è un grande vantaggio. L’unione tra Roma e Napoli è un esercizio importante, ma non fine a sé stesso: vogliamo che il contenuto rimanga autentico e fedele alla cultura rap. La collaborazione ci permette di mescolare esperienze e talenti di diverse generazioni, sia giovani che veterani, arricchendo così il movimento hip-hop.”, riflette Zinghero che con i TruceKlan ha lasciato un segno particolare sulla scena rap italiana. “In questo progetto c’è una grande condivisione e briefing continui, sia telefonici che fisici. Lavorare in gruppo ci permette di unire le nostre forze e competenze, creando un ambiente di collaborazione dove ognuno si sente libero e sostenuto allo stesso tempo. Abbiamo personalità complementari che, a seconda delle esigenze, cercano di ottenere il risultato migliore, senza preoccuparsi di chi ottiene il merito. Questa sinergia è ciò che rende il lavoro di gruppo così potente rispetto a muoversi da soli, permettendoci di affrontare le sfide con una maggiore forza e coesione”, sottolinea ancora Antonio Riccardi aka Ntò.

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Ok, tante parole, altrettante rime, ma i beat? Se la voce è il proiettile che miete vittime, una base è la polvere da sparo che ne incendia l’aria… Ecco allora che le produzioni di War Bars rispondono ai nomi di Blocka Beatz e Funkyman “Il mio approccio alle produzioni è sempre stato guidato dall’istinto, ma con un forte rispetto per la tradizione. Lavoro partendo da un’idea chiara di atmosfera e groove, che può nascere da un sample d’annata o da un suono particolarmente ispirante. Integro campioni quando ritengo che possano aggiungere profondità e autenticità al brano, ma valorizzo anche l’uso di strumenti suonati e tecniche di sound design moderne per garantire un risultato sonoro sempre innovativo e coerente con la mia visione artistica.”, ci spiega Blocka, mentre l’old school ha tutto un fascino particolare su Funkyman “Il mio approccio alle produzioni è stato quello di creare beat crudi e autentici, senza lasciarmi influenzare dai rapper che avrebbero dovuto rappare sopra. Ho voluto mantenere la purezza del suono e lasciare che l’energia grezza dei beat parlasse da sola. Sì, ho anche utilizzato campioni d’annata per aggiungere un tocco di nostalgia e autenticità ai miei lavori.” Che anche il suono sia ciclico? In questi ultimi anni le produzioni rap hanno fatto un bel “giro”, miscelandosi ed evolvendosi anche verso scenari inediti: che un certo tipo di suono (quello più “marcio”) nell’hip-hop stia tornando? “Quel suono “marcio” nell’hip-hop non è mai morto. Piuttosto, si è evoluto, adattandosi ai cambiamenti senza mai perdere la sua essenza.

Anche nei momenti in cui le produzioni rap hanno esplorato nuove direzioni, l’energia grezza, le batterie sporche e le atmosfere scure sono sempre rimaste una parte fondamentale di questa cultura. Oggi, più che un ritorno, vedo una continua trasformazione: nuovi artisti e produttori reinterpretano quel sound in modi freschi e attuali, mantenendo vivo lo spirito originale con strumenti e tecniche più avanzate.”, sentenzia Blocka Beatz, rispetto ad un Funkyman che rimane nella scia di una visione più classica, quasi romantica “Sì, credo che il suono sia ciclico. Dopo anni di evoluzione e sperimentazione, le produzioni rap stanno facendo un ritorno alle radici. Il sound cosiddetto “boombap” sta riemergendo, e nel mio caso, consiste nello scovare campioni di ogni genere e ricontestualizzarli con nuovi arrangiamenti che completano e arricchiscono il tutto. Questa riscoperta del suono “marcio” dell’hip-hop è una celebrazione delle fondamenta del genere, portando nuova vita a vecchi suoni.”

Le rime, i suoni e le immagini di “War Bars” sono disponibili al click sul Tubo.

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