Adriana – Un’artista unica tra Rap e R&B

Adriana

Pochi giorni fa ho incontrato una ragazza che mi ha fermato e mi ha detto che una mia canzone la ascolta tutti i giorni e l’ha aiutata. È bellissimo ricevere feedback di questo tipo, è il motivo per cui faccio questa cosa.

Adriana per Aelle Magazine: Finalmente abbiamo l’opportunità di fare due chiacchiere con una ragazza super giovane e super interessante. La prima cosa che ti voglio chiedere, però, è una cosa sul passato. Da dove arriva la tua passione per l’hip hop come disciplina a 360 gradi? Come è nata?

Allora, sicuramente è nata prima di tutto con la danza. Ballo da quando sono piccola piccola e, verso l’inizio dell’adolescenza, ho scoperto l’hip hop. Veramente mi ha “flashato” il cervello già dalle sonorità. Sono partita ascoltando il pop internazionale, quindi in realtà non capivo esattamente le tematiche, però il suono, questo boom bap, mi ha sempre gasato di brutto. Crescendo poi ho iniziato a capire i testi e a conoscere l’hip hop italiano, che veramente mi ha colpito a 360 gradi. Ho iniziato un po’ a capire le varie discipline, le quattro discipline, informarmi rispetto ai valori di questo movimento e questa cultura, e veramente mi ha rapito.

La maggior parte dei rapper o cantanti ha un approccio decisamente più musicale, nel senso che trovano nel rap una maniera di fare qualcosa di semplice, basato sulla metrica e non sull’intonazione. Tu invece hai approcciato con il canto: hai fatto scuola anche da quel punto di vista o ci sei arrivata “rotolandoci dentro”?

In realtà, quando ero piccolina ero in un coro di voci bianche. Mi è sempre piaciuto cantare in generale e penso che mia mamma mi abbia mandato a canto soprattutto per liberarsi di questa bambina cantante che girava per casa! In realtà ho due sorelle più grandi: anche loro cantavano e insieme facevamo parte di un coro gospel. Quindi è stato un insieme di cose. L’approccio cantato mi è venuto in maniera spontanea; in generale, se devo preparare un pezzo cantato, la mia mente parte con un’intonazione. Non riesco ad andarci sopra così: volente o nolente la mia voce prende un’intonazione. Ho voluto giocare su questa cosa anche perché appunto mi viene spontaneo.
Poi ho anche fatto un piccolo periodo in cui cantavo in alcune band cover soul e soprattutto R&B/jazz. Forse anche per questo motivo mi è venuto tutto in maniera più naturale. Diciamo che per me era un po’ un banco di prova: mi hanno sempre fatto complimenti per la voce e il canto, quindi ho sfruttato questa cosa.

Si vede che fa parte della tua zona di comfort: c’è una cosa dove ti trovi bene a fare, no? Tendenzialmente l’approccio medio al rap in Italia vede il canto come qualcosa che viene costruito dopo. Invece si capisce che tu vieni da quello.

Sì, assolutamente sì!

E poi c’è l’altra parte che mi ha sempre stupito nella tua persona: questa attitudine fisica che si vede viene dal ballo. La confidenza con il pubblico, il palco, il microfono… deriva dal ballo.

Interessante! È una consapevolezza non da poco. Poi sei ancora molto giovane da quel punto di vista (e per fortuna), perché significa che c’è margine di crescita! Non per altro, ma si vede questa confidenza col corpo: è una cosa che hai costruito o anche quella è istintiva?

In realtà no, ce ne ho costruita almeno all’inizio assolutamente no! È un feedback che ho ricevuto molto dalle persone: “Bello come ti muovi!”, “Ci piace guardarti perché crei uno show”. Ma sul momento non ci pensavo! Anzi, all’inizio dei primi live non dico che cercavo di trattenermi, però non pensavo assolutamente alla fisicità: la mia mente era tipo “Devo andare giusta”, “Devo essere precisa”. E quindi non pensavo molto allo show fisico.
Adesso invece mi lascio andare completamente: vado proprio in freestyle e mi godo il momento. Mi viene assolutamente spontaneo! Poi chiaramente cerco su certe cose di migliorare. Avendo fatto molti live questa estate sono contentissima: sono diventati quasi come allenamenti. Alcuni gesti tornano spesso nei miei show ed è bello vedere come tutto diventi naturale.

La disciplina l’insegni anche?

Sì, assolutamente sì! Insegno Hip Hop, diciamo, alle nuove generazioni, dalle elementari fino a ragazzi neo-maggiorenni. È un lavoro che mi ha appassionato fin da subito. In realtà prima pensavo che non mi piacessero i bambini, invece poi lavorandoci ho scoperto che li adoro. Fosse per me vivrei in mezzo a questi nanetti che girano perché escono con delle frasi che mi spezzano ogni volta. Al di là di quello, ho scoperto negli anni che mi piace proprio insegnare. Vedere la sorpresa e la passione negli occhi di questi ragazzi mi ha fatto aumentare anche la mia di passione. Mi piace insegnare danza hip hop, far capire che non è solo un movimento ma una cultura attorno a cui gravitano tante cose, tanti artisti. Vedere questa sorpresa negli occhi dei ragazzi che pensavano fosse solo un corso da fare due volte a settimana, e invece ci scoprono dietro tante cose, mi fa super piacere.
Come rincontrare i miei allievi di un tempo, rivederli cresciuti, sentirli dire che magari non ballano più ma sono andati al breaking oppure sono diventati dei DJ. Insomma, in generale hanno continuato a seguire questa cultura. Mi fa super piacere anche se hanno preso altri percorsi creativi.

È bello vedere come l’hip hop abbia influenzato la tua vita in maniera positiva, ti ha dato qualcosa di pratico: un lavoro, una maniera di esprimerti, e tu cerchi di ridarla agli altri.

Esatto! E come dagli altri a cui tu stai dando qualcosa, in realtà ne stai prendendo indietro tanto di quell’energia, con la creatività che hanno i bambini e le persone giovani. È fondamentale nelle cose che fai, ma te la porti anche nei testi, nella maniera di scrivere.
Sì, sì, cerco di farlo assolutamente, voglio farlo. Dare per ricevere, esattamente quello che hai detto tu. È una cosa a cui ci tengo quando scrivo, quando rappo, voglio che questa cosa esca fuori. Sto ricevendo nel tempo dei feedback che me lo fanno credere ancora di più. Magari all’inizio lo sai ma non lo sai, non so come spiegarlo. Cioè vorresti che diventasse questo ma non sei sicura. Quando iniziano ad arrivare i feedback di questo tipo allora capisci veramente che – io almeno ho capito che – è veramente quello che voglio fare. Mi fanno piacere anche i “Bravissima!”, “Che figata!”, “Che energia!”, bellissimo, ci mancherebbe, apprezzo tutto quanto, ma i feedback del tipo “Mi sono rivista/o nel tuo testo”, “Questa cosa mi ha aiutato”, per me sono i migliori assolutamente.

Certo, ti rendi conto dell’utilità di quello che fai, che non è fine a sé stesso. Anche se nel tuo lavoro c’è abbastanza introspezione, c’è un po’ di lavoro su di te, di racconto e di lavoro su di te.

Sì, assolutamente. Come il balance tra le due cose, tra quello che entra e quello che esce. Per Adriana del 2024 è difficile, nel senso che anche i testi per cui le persone mi hanno ringraziato in realtà li scrivevo a me stessa, quindi è strano e figo. Mi fa piacere che esca questa cosa della crescita personale perché ci tengo tantissimo. Non voglio aggrapparmi a quello che ero ma voglio ogni giorno scoprirmi in evoluzione, ecco, mi piace definirmi così. Appunto, come dicevo, alcune cose le ho scritte per me stessa, come se parlassi a qualcun altro in terza persona. E vedere che effettivamente questo qualcun altro non ero solo io ma diverse persone mi ha dato tanto. Appunto, dare per ricevere. Quindi mi fa piacere: c’è un lato di crescita, di parlare a me stessa, e un lato di parlare agli altri che sto cercando di conciliare. Appunto voglio essere in evoluzione, quindi non penso di essere arrivata al top di quello che posso fare, penso di poter fare di più e ci provo.

E poi c’è un’altra questione che secondo me è importante da sottolineare: la questione del genere. Essere una ragazza che approccia a questa disciplina è molto contemporaneo. Cioè in Italia non abbiamo una grandissima storia, delle grandissime esponenti. Ma non una grandissima storia, per cui c’è sempre una certa voglia di raccontare un personaggio femminile. E poi c’è anche una questione legata al colore della pelle, al posizionamento geografico, a qualcosa di estremamente pratico che è un altro argomento scottante alla quotidianità in Italia. Come vivi tu questi due aspetti?

Allora ti dico la verità, sono aspetti… vabbè quello della pelle, voglio dire, da quando sono nata chiaramente l’ho vissuto. Poi tra l’altro io nasco da una coppia mista quindi mia mamma è bianca come il latte e mio papà nero come il caffè. Così me lo descriveva appunto, me lo spiegava mia mamma quando ero piccolina e mi ha sempre fatto sorridere. Non c’entra molto con la musica… ma mi ha sempre fatto sorridere il fatto che entrando anche semplicemente in un bar, ristorante, in giro, mia mamma ha sempre voluto specificare che ero sua figlia, ma sua figlia di sangue. E questa cosa mi ha sempre fatto sorridere da un lato, ma mi ha resa consapevole che chiaramente i nostri colori erano differenti. Non serviva me lo spiegasse mia mamma, ma sicuramente è stata una parte fondamentale della mia crescita. In realtà questo, applicato alla musica, il fatto di essere donna che rappa… ti dico la estrema verità, sincera 100%: finché non ho iniziato a farlo non ci ho pensato. Chiaro che ascolto rap, ascolto Hip Hop da tanto tempo, quindi mi ero accorta anch’io che al di là della Pina, al di là di qualche figura, non è che ce ne fossero tante con una storicità così importante come nel rap maschile. Ma facendolo non ho pensato “Ecco, adesso sarò la rapper donna più forte”. È una cosa che ho iniziato ad analizzare dopo, appunto perché gli altri… il commento tutelarsi “Sei forte per essere donna”, il commento più classico ricevuto. La mia mente pensava “Ma che ca**o di complimento!”.

E quindi poi chiaramente si analizzano un po’ di più queste cose. In generale, per quanto mi riguarda, per quanto riguarda la mia musica, non penso “Ecco, sono una donna che sta scrivendo un testo”. Penso, come dicevamo prima, a me stessa, al mio percorso, a quello che voglio comunicare in generale, e poi esce fuori quello che esce. Sì, come hai detto tu ci hanno provato, per fortuna non sono ancora riusciti però assolutamente sì. Come dicevo prima, è una cosa di cui mi sono resa conto iniziando a farlo, proprio perché un certo tipo di persone che magari vogliono raccontare la musica un po’ come gli pare hanno cercato di rendermi una cosa che non sono, appunto una paladina di un movimento che non avevo neanche pensato di farne parte. Però diciamo ci sono stati dei momenti in cui comunque mi sono sentita d’accordo rispetto a quello che veniva raccontato. Come dicevamo prima, è stata una scoperta quindi bello vedere Adriana che in quanto donna riesce a parlare queste tematiche. In altri casi hanno tentato di rendermi qualcosa che non era, ma come dicevamo prima già proprio non riesco a non essere sincera o schietta e quindi alla fin fine penso e spero che quello che sono realmente sia uscito fuori in ogni caso.

Parlando sempre di musica, che cosa stai cucinando adesso?

Si sta cucinando cose, sono super emozionata, super gasata! Sto cercando di pensare il meno possibile a quello che viene dopo e pensare cosa voglio dire io in questo momento. Anche perché appunto sono in fase creativa di scrittura, finalizzazione di pezzi. L’ultimo progetto che ho fatto è uscito a aprile maggio 2024, quindi sono gasata di portare fuori qualcosa. Ma non ti dico la verità, non sto pensando alla parte marketing, come la lanciamo e come facciamo. Stanno arrivando delle proposte interessanti, sono super gasata a riguardo soprattutto per quanto riguarda la collaborazione con produttori, cose insomma. Però in questo momento, come dicevo, mi sto concentrando veramente su quello che voglio dire, come lo voglio fare io Adriana, poi al resto ci si penserà.

La proposta di collaborazioni fino adesso non hai fatto granché a livello di featuring, magari su progetti di altri. Ti piacerebbe cominciare anche quel percorso perché è sempre posizionante avere a che fare con gente che magari ha più numeri di esperienza banalmente di te, aiuta a crescere come artista, come profilo, come personaggio. Ti piacerebbe o magari è già in cantiere qualcosa?

C’è… poi io sono molto scaramantica anche, non dirò nulla, però è stata una scelta anche quella di non avere featuring di un certo tipo nel mio progetto, dico perlomeno perché volevo mettere sul piatto quella che Adriana è, che sia chiaro che sono questo. Poi ti dico la verità, non ho chiesto featuring fino ad ora, mi sono arrivate proposte di persone che sarebbero interessate a collaborare con me e mi fa super piacere. Sono sicura che quando si incastra qualcosa viene fuori. Diciamo che c’è in cantiere qualcosa, qualcosina, sono molto gasata.

È stato veramente un grande piacere. Questo è veramente un bel momento poter parlare avendo una ragazza giovane di rap, è super affascinante.
Grazie per l’energia!

Grazie a voi, ciao!

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