ROMPERE IL SOFFITTO DI CRISTALLO A SUON DI RIME: IL RAP FEMMINILE, DALLE PIONIERE ALLE STAR DI OGGI

EleA2

Di Marta Blumi Tripodi

Se si scorrono rapidamente le copie cartacee di AL, che come tutti sappiamo cessò le pubblicazioni nel 2001, è facile rendersi conto di una cosa: l’unica copertina dedicata integralmente a una donna è stata quella su Lauryn Hill, mentre in ambito italiano l’unica a comparire su una cover (per ben due volte, ma sempre in condivisione con altri artisti) è stata La Pina.

Quella di escludere il 50% della popolazione mondiale non è stata una scelta, sia chiaro: il problema è che le ragazze che rappavano erano pochissime e, salvo isolate eccezioni, non erano mai riuscite a imporsi davvero all’attenzione del pubblico, perfino di quello settoriale. Avanti veloce di quasi un quarto di secolo: probabilmente oggi ci sarebbe materiale per declinare al femminile almeno una cover su due, perfino in Italia. Cos’è successo nel mezzo? E soprattutto perché, in un mondo dove il soffitto di cristallo resta ancora infrangibile, le donne sembrano avere finalmente mandato in pezzi almeno questo?

AELLE LA PINA
Le copertine di Aelle n.13 del Settembre 1993 e il n.22 dell’aprile 1997

Non esiste una risposta semplice a questa domanda, ma una cosa è certa: fino a qualche anno fa (per semplificare diciamo fino a prima della pandemia) la situazione era radicalmente diversa da quella attuale, e molto più simile ai tempi della prima AL. Anche quando il rap italiano aveva ormai sfondato nel mainstream, infatti, continuava a registrarsi una drammatica carenza di donne nel rap: come se l’argomento continuasse a interessarle da ascoltatrici, ma non da protagoniste. Ovviamente è un ragionamento che vale sui grandi numeri, perché anche in questo caso le eccezioni ci sono sempre state. Prima di darsi al reggaeton Baby K rappava ed era piuttosto stimata (ricordiamo l’EP Femmina Alfa del 2011, che aveva ricevuto un discreto riscontro e le aveva aperto le porte di una major); nell’underground Loop Loona era considerata una delle più forti (il consiglio è quello di recuperare l’album Senza fine del 2014, ma anche i suoi lavori precedenti, che sono più che validi); Priestess aveva già iniziato a sperimentare ad alti livelli con la trap nel 2015, per poi firmare con Tanta Roba nel 2017 (e realizzare il suo primo album solista, Brava, nel 2019). E poi c’era un livello ancora più sotterraneo in cui molto continuava a muoversi: dagli esperimenti proto-mainstream del nord di Lady D a quelli portati avanti nel centro Italia da Nill e Marti Stone, dalle romane Lady Larri e Phedra alla siciliana Dea. E poi il collettivo milanese Fly Girls, capitanato da una local heroine come Vaitea, in cui erano presenti anche diverse rapper come Juggy. Una scena al femminile piccola, ma comunque abbastanza fiorente, costruita sulle fondamenta create da pioniere come la già citata Pina, Julie P, Sab Sista, Posi Argento, Carri D (vedi video sotto con DJ Gruff), Marya e altre.

Baby K
Baby K
Loop Loona
Loop Loona
Posi
Posi
priestess 1
Priestess

Nel frattempo, qualcosa aveva iniziato a muoversi anche in superficie. I primi segnali erano arrivati da alcune rapper che si erano presentate alle audizioni dei vari talent show, che per un certo periodo erano considerati un ascensore privilegiato per ottenere l’attenzione di potenziali fan: tra le più solide e credibili transitate per X Factor – ma mai giunte ai live – ci sono state ad esempio l’abruzzese Leslie e la sarda Doll Kill. Ma il principio della vera rivoluzione è arrivato attorno al 2018, quando una triade di rapper di grande talento hanno cominciato a muovere i primi passi sulla scena: si tratta delle torinesi Beba e Chadia Rodriguez e della ligure Anna. Ciascuna a modo suo, hanno portato un’enorme evoluzione all’interno del panorama italiano. Beba perché pur essendo estremamente tecnica non ha mai lasciato lo stile in secondo piano; Chadia per la sensualità sfacciatamente esibita, che ricordava l’attitudine delle rapper americane; Anna per l’incredibile naturalezza con cui si era creata una lingua e un flow tutto suo. Nell’estate del 2020, tutte insieme, erano state protagoniste di una storica copertina di Billboard Italia, mentre nell’autunno 2020 Anna aveva ottenuto la sua prima copertina importante da sola, per Rolling Stone Italia. Meritatissima, peraltro: nel frattempo era diventata la più giovane artista italiana in assoluto a ottenere la n°1 nelle classifiche FIMI, a soli 17 anni, con il singolo Bando.

BEBA
Beba
Anna
Anna
Chadia Rodriguez
Chadia

Ormai quel primato è storia passata, considerando che ne ha infranti parecchi altri. L’estate scorsa, ad esempio, il suo album Vera Baddie è rimasto in testa alla classifica degli album per 9 settimane: in Italia non succedeva a un’artista donna (in qualsiasi genere musicale) da ben 16 anni. Il suo segreto, oltre all’innegabile talento, è che è stimata dai colleghi maschi e amata dai fan, ma soprattutto è diventata un modello aspirazionale per altre ragazze che, si spera, intraprenderanno la stessa strada. Anche perché adesso non ci sono più scuse per non osare: oltre ai successi di Beba, Chadia e soprattutto di Anna, ci sono state anche le ottime performance di Madame e BigMama a Sanremo ad aprire la strada. Nei loro casi il plauso unanime arriva anche dal mondo della cultura e dalla critica, oltre che dal pubblico. Madame ha voluto costruire ponti sempre più solidi per unire il rap al cantautorato, diventando anche autrice conto terzi (La noia, il brano di Angelina Mango che ha vinto Sanremo nel 2024, è co-firmato da lei); BigMama, dal canto suo, ha incorporato una forte componente di attivismo civile nella sua musica, battendosi per la comunità LGBTQIA+ di cui fa orgogliosamente parte.

Marte
Marte
lorenzza
Lorenzza

La cosa curiosa, però, è che nonostante la tentazione di seguire un percorso più orientato alle classifiche – ora che Anna ha spalancato la porta, tutto sembra possibile – le rapper italiane di nuova generazione sembrano più interessate a sperimentare in altre direzioni. L’introspezione e la riscoperta di sonorità vintage, ad esempio, sembrano essere tratti che accomunano questo nuovo movimento. In questo caso, a fare da testa d’ariete è stata la svizzera Ele A, che fin dal suo esordio con Globo nel 2023 ci ha riportati dritti nelle nostre camerette degli anni ‘90, ed è una sensazione molto piacevole. Altre l’hanno seguita: la giovanissima italo-brasiliana Lorenzza, che pur con un’intenzione ancora adolescenziale e non del tutto rifinita, preferisce guardarsi dentro piuttosto che ostentare. Diversa attitudine, ma stesse atmosfere, anche per la pugliese Marte, che punta sull’autenticità del suo rap. Anche la campana Jelecrois, finalista del talent show Nuova Scena di Netflix, punta tutto sulla sua credibilità di mc: ex b-girl, pur avendo cominciato a rappare da relativamente poco è super tecnica anche su sonorità meno canoniche.

lina simons
Lina Simons
Adriana
Adriana

Sua conterranea, a cavallo tra l’introspezione e i tecnicismi, è Lina Simons, napoletana di origini nigeriane, che per attitudine capacità di alternare il cantato al rap potrebbe diventare una nostra versione di Lauryn Hill. E anche l’italo-guineana Adriana Iè, cresciuta a Verona, è in costante equilibrio tra musica melodica e rap. E infine, tra le veterane di questa nuova ondata di ragazze al microfono, una menzione d’onore va a Comagatte, pugliese trapiantata a Milano ma apprezzatissima anche a Parigi, che ha uno stile duttile che alterna trap, drill ed elettronica in maniera molto efficace.

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Comagatte

Insomma, in futuro ci sarà ancora parecchio da raccontare. Il nuovo obbiettivo da raggiungere, però, è quello di infrangere un altro soffitto di cristallo, che si sta rivelando parecchio arduo da scalfire: quello che tiene le donne lontane dalla produzione. Perché gli esempi di successo e merito, anche se ancora pochi, già ci sono: vedi alla voce Star-T-Uffo e Rossella Essence.

 

Cover e video

​Copertina di Billboard Italia con Anna, Beba, Chadia​

​Prima copertina importante di Anna​

 

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