MARE 139 – IL 139 È LA STRADA DOVE SONO CRESCIUTO NEL SOUTH BRONX.

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AL Magazine 43
​Febbraio 2000​

Di FlyCat

Realizzare l’intervista a Mare è stato più duro del previsto, dato che per lavoro lui è in continuo spostamento tra Los Angeles e New York, ma era proprio il tipo di persona che volevo per iniziare questo nuovo anno di AL writing, anno che, già vi anticipo, sarà ricchissimo di (ri)evoluzioni… e alla fine penso che anche questa volta si possa proprio dire che ne sia valsa la pena. Per coloro i quali ne avessero bisogno, consiglierei un velocissimo rinfresco di memoria sfogliando le pagine di “Subway Art” e dando una sbirciatina a “Style Wars” per scoprire chi è stato Mare 139 e cosa ha rappresentato.

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Mare 139 – 1994

“Ho iniziato a dipingere graffiti nel 1976 quando frequentavo la scuola nel South Bronx. Non ho avuto alcun tipo di background artistico e nemmeno amici o parenti che ne possedessero. Il writing mi colpì un giorno mentre aspettavo un treno della metro al writer’s corner a Grand Concourse sulla 149esima, e quando quel treno arrivò, era interamente coperto top to bottom da colori e personaggi più alti di me. Solo più tardi appresi che era stato dipinto da Lee dei Faboulos Five. A quel tempo ero quello che si dice un writer balocco, facevo tag nella mia scuola usando una penna modello ‘El Marko’, fino a quando un mio amico non mi prese in giro per questo. Quindi fu proprio lui a parlarmi del marker che usava suo cugino e di che tratto largo avesse, il giorno successivo allora arrivò da me con un vero marker rosso ‘Uni Wide’ ed insieme riempimmo con le nostre tag i bagni di tutta la scuola. A quel tempo era veramente importante per me avere molte tag in giro, inoltre ero troppo giovane e piccolo per colpire sui treni, quindi coinvolsi mio fratello nell’arte di mettere in giro il proprio nome in modo da avere un compagno con il quale colpire. Ancor prima di cominciare ne era già totalmente preso. Iniziò a conoscere altri writer della sua scuola che lo introdussero a tutto quello che era il vero Movimento: la crew, i layup (binario che si trova solitamente in un tunnel e che serve da sosta momentanea per i treni, ndr), i depositi ed i punti di ritrovo dei writer stessi. Negli anni stringemmo alleanze con alcuni dei migliori writer di quel tempo come Kid 56, Mitch77, Crash, Shy 147, Cos 207, Dondi, Duro, Kase2, Min1, The Vamp Squad e molti altri. Questo fu abbastanza arduo, perché era un modo di riuscire a mantenere il passo con quelli che erano i migliori writer per quanto riguarda lo stile, imparando da loro e dipingendoci insieme interi vagoni.

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Mare 139 – Scultura 1988

Durante gli anni ‘80 ho continuato sia a dipingere le metro che a studiare arte a scuola, ma è stato tra i primi e la metà degli anni ‘80 che un piccolo gruppo di writer cominciò ad esporre nelle gallerie, gruppo di cui facevo parte anch’io, ma onestamente non sono mai stato forte abbastanza e nemmeno interessato a dipingere delle tele, così nel 1985 decisi di creare sculture in ‘Stile Selvaggio’ usando del metallo in modo da riuscire a mantenere l’essenza e l’integrità di quello che stavo portando avanti da molti anni. Ero pronto a dimostrare ciò che ero a tutti gli altri writer e ad offrire il mio omaggio a tutte quelle leggende dalle quali appresi e sento di essere riuscito a farlo con successo, come di avere speso diversi anni ad evolvere la mia tecnica ed il mio stile. Penso che quello che ho fatto ha rappresentato, a parte la scultura gigante di Phase2, uno dei passi più significativi e rivoluzionari dello ‘Stile Selvaggio’, quello era stile selvaggio puro! Negli anni gli stili delle lettere che prima erano a portata di tutti si sono evoluti in forme ancora più astratte e selvagge che addirittura i creatori e gli ‘inventori’ facevano fatica a riconoscerle.

Cavalcando l’onda rivoluzionaria che era in atto, iniziai ad utilizzare il computer nel 1989 e assieme a mio fratello Kel First creai un’agenzia multimediale dal nome Voice Of The Ghetto Productions (Produzioni Voci Dal Ghetto, ndr), sotto la cui sigla VOTG sviluppammo delle presentazioni multimediali oltre ad immagini tridimensionali in ‘Stile Selvaggio’ ed animazioni. Credo fossimo i primi veri graff writers ad avere un sito web e cercammo di portare avanti il nostro discorso anche aiutando altri writers o altre persone che necessitavano di supporti tecnologici. Eravamo ad un punto critico, ma fortunatamente trovammo un piccolo supporto da parte di quell’industria che ancora non possedeva alcuna concezione di cosa le venisse presentato. E da qui la rivoluzione continua ancora a pieno ritmo.

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Ora vivo tra Los Angeles e New York. Ad LA ho vissuto per cinque anni e questa si è rivelata una scelta veramente sensata grazie alla diversità ed alla storia che vi esiste. Lasciai New York perché ero troppo avanti col mio lavoro e pensavo che Los Angeles, la mecca della nuova comunicazione, avrebbe potuto essere adatta al mio stile. Questo in effetti si rivelò positivo solamente in parte. Adoro il clima della città, ma non credo che la gente riuscisse a capire il mio stile newyorkese ed il mio modo di fare le cose. Grazie alla cultura Hip Hop ho imparato molto circa le similarità e la storia della cultura di Los Angeles. LA ha avuto una propria forma di Hip Hop, ovviamente senza i treni dato che la metro è di recente realizzazione, molti anni prima che New York creasse quello che tutti noi conosciamo. Dovrei dire che oltre al termine Hip Hop qui c’è una vera e propria cultura urbana giovanile. Los Angeles ha avuto il cholo writing per anni e, nonostante non si sia evoluto in uno stile selvaggio in sé, il cholo era una sofisticata ed elegante tipografia del tempo. Così nella danza, nonostante il b-boying sia una cosa newyorkese, il popping ed il locking arrivano dalla west coast, il moderno djing invece è prettamente ‘east’. Ma a parte il suo punto d’origine, è importante capire l’impatto su scala mondiale di culture, talenti e condizioni sociali così diversi. L’Hip Hop ha fornito al mondo forme d’arte giovanili in modo da essere partecipi e creare la propria individualità; ha fornito l’occasione di trovare la propria espressione e di lasciare il proprio segno. Questa è la forza della cultura che continua e durerà attraverso le esperienze individuali, non importa da quale parte del pianeta tu provenga, la razza o la lingua che parli. L’essenza di quello che fu non dovrebbe non essere rimpianto e rivissuto, dovrebbe essere rinnovato, dovrebbe trasformarsi e rinascere in altre forme ed altri spazi.”

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