Di Dee Mo
Testi delle foto: Rita Luchetti
Foto: G. E. Friedman
AL 32 Dicembre 1998 – Gennaio 1999
Giusto qualche riga dallo zio, due o tre cose su Glen E. Friedman e le sue fotografie, per vostra conoscenza. Perché le sue immagini sono infinitamente più celebri del suo nome e perché una mostra fotografica come la sua “ Fuck You All”, merita di essere vista anche per quanto di Hip Hop è in essa rappresentato.
Le fotografie da lui realizzate per le copertine di dischi fondamentali quali “It Takes A Nation Of Millions” dei Public Enemy o “Walk This Way” dei Run DMC, furono le prime immagini a fare il giro del mondo di quella che allora veniva chiamata “New School”. Il rap, aggressivo come mai prima di allora, travolgeva gli steccati razziali per diventare fenomeno internazionale. Alcuni lavori di Glen E. Friedman furono mostrati dai Beastie Boys a Russel Simmons. Il fondatore della Def Jam records e Rush Management non ebbe dubbi: Glen doveva trasferirsi da Los Angeles a New York perché c’era un sacco di lavoro da fare. Così andarono le cose. Il suo talento era già conosciuto in altri ambiti, ben prima che iniziasse a lavorare per la Def Jam: fu Skateboarding Magazine a pubblicare le sue prime foto quando Glen aveva appena quattordici anni; era collaboratore fisso dei maggiori magazine della scena hardcore punk americana; aveva prodotto un disco e realizzato in proprio “My Rules”, photozine in bianco e nero uscita in un solo numero, oggi raro oggetto da collezione. Friedman ha documentato dall’interno le sottoculture urbane più rilevanti di questo ultimo scorcio di millennio. E’ impressionante constatare quante volte sia stato l’uomo giusto al momento giusto, pronto a fissare uno sguardo od un gesto, consegnandolo per sempre alla memoria collettiva con spietato talento compositivo. Che si trattasse di skaters o di mc’s, Friedman ha sempre e comunque fotografato solo quanto per lui rappresentava l’hardcore, il nocciolo duro.
Non lo skate dei grandi contest supersponsorizzati di oggi, ma i balordi che entravano abusivamente nelle ville dei ricchi a Hollywood per skateare le piscine svuotate, noncuranti dei cartelli di proprietà privata e dei raid della vigilanza. Gruppi come i Black Flag o i Minor Threat, non i Green Day. Krs One, A Tribe Called Quest e Public Enemy, non gli Mc Hammer di allora e di oggi. Qualunque fosse la loro cultura di riferimento, erano persone, amici prima ancora che soggetti da fotografare. Gente con cui confrontare e condividere una maniera di vedere le cose, quella che lui stesso definisce “the hardcore soul of true integrity”. Li ha raccolti in due libri, “Fuck You Heroes” e “Fuck You Too” (Burning Flags Press), da cui è tratta la mostra “Fuck You All”, portata in Italia con il supporto di Slam Jam ed esposta con successo al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università di Roma. La mostra è passata inoltre da Torino (al Reddocks, Via Valprato 68, dal 12 al 28 novembre) e sarà a Milano al Leonkavallo in Via Watteau, dal 10 al 13 dicembre. Sono due occasioni per ammirare da vicino l’opera di questo artista, per ricordare e riconoscere attraverso le sue fotografie una parte di noi e della nostra storia.
MAXWELL MELVINS # 66064 – LIFERS GROUP – Rahway, NJ – autunno 1990
Questa foto segna una delle pagine più belle della storia dell’Hip Hop… Maxwell Melvins, condannato a vita, matricola 66064. Lo vediamo riflesso nel suo specchietto: l’unico modo di vedere e farti vedere quando ormai sei dietro le sbarre. Nel 1990 Melvins ed altri detenuti del carcere di Rahway gestivano un programma di prevenzione al crimine chiamato Lifers Group. Un’iniziativa unica nel suo genere, messa in piedi per scoraggiare quanti vivevano fuori dalla prigione nell’illegalità, portandoli dentro “il ventre della bestia”. Si rivolgevano direttamente a quel mondo che avevano perso per sempre, usando diversi canali, non ultimo la musica. Pubblicarono un album nei cui testi è riportata la dura realtà del carcere nei termini più ruvidi. Questa era la foto di copertina. “Mi fu chiesto di realizzare la foto di copertina del disco, cosa che mi diede la rara possibilità di vedere e fotografare parte della realtà dietro le sbarre. Fu davvero incredibile”.
BEASTIE BOYS – Hollywood, CA – dicembre 1991
Tirando fuori dallo scaffale “Check Your Head”, non possiamo non accorgerci che è la stessa mano che firma quella copertina ad aver scattato questa foto. “Incontrai per la prima volta i Beastie Boys di fronte al CBGB’s nel 1981. Avevano gli skateboard e suonavano hardcore-punk, si divertivano. Sei anni più tardi esplosero come rappers con un nuovo stile su “Licensed To Ill” sotto la direzione artistica di Rick Rubin. Con “Paul’s Boutique” ricevettero il plauso della critica e furono aiutati dal team di produzione dei Dust Brothers. Il terzo album, “Check Your Head”, fu in gran parte autoprodotto, muovendosi in ogni direzione: su qualche pezzo suonavano hardcore, in altri usavano i loro tipici campioni e rime; si avventurarono anche a suonare alcune tracce strumentali soul e funk. Il gruppo era soddisfatto, la critica positiva, i fans li adoravano (più di un milione di copie vendute) ed io pensai che questo disco fosse eccezionale. Un’altra foto dello stesso giorno diventò la copertina di “Check Your Head”.
RUN DMC – Hollis Queens, NY – marzo 1988
I Run DMC furono il primo gruppo rap a dare l’impressione di possedere un’autentica attitudine hardcore. A differenza di molti rappers che li avevano preceduti, non vestivano appariscenti costumi di scena, lo stile chic alla Michael Jackson non faceva per loro: erano gangster Hip Hop in pelle nera e cappelli di feltro, simili a quelli che Alva indossava skateando nelle piscine 5 anni prima. Nei loro dischi usavano beat scarni e rock’n’roll insieme. Le chitarre rock comparivano di tanto in tanto, e gli scratch davano loro un gusto lontano anni luce dalla disco di quei tempi.
IAN MCKAYE – MINOR THREAT – Washington, DC – agosto 1982
Uno dei più influenti gruppi hardcore di tutti i tempi, i Minor Threat hanno davvero incarnato lo spirito dell’hardcore-punk americano come nessun’altra band. Sono stati la scintilla che ha spinto tanti ragazzi dei sobborghi a dar vita ad una propria band. Se avete già sentito parlare di “Straight Edge”, loro ne sono all’origine. Questa foto ritrae Ian McKaye, fondatore della label indipendente per eccellenza, la Dischord Records per cui incide con la sua attuale band, i Fugazi. In questa foto, Ian dal vivo in tutta la sua carica dirompente. “Noi non siamo i primi, spero non saremo gli ultimi – perché so che siamo tutti in rotta di collisione con l’età adulta, il tempo è così poco, il tempo ci appartiene, perché hanno tutti ‘sta fretta del cazzo? Arrangiati con quel che hai, prenditi ciò che puoi – fregatene di noi, siamo solo una piccola minaccia.” (da Minor Threat – Minor Threat)
JAY ADAMS – Rancho Park, West Los Angeles,CA – maggio 1978
Nel 1976 Glen ha 14 anni e skatea in giro con la sua crew di Dog Town. Questo posto era la zona ovest di Los Angeles dove si incontravano gli skaters più radicali della scena californiana.
Essere skaters, in quegli anni, era già molto più che praticare uno sport, implicava uno stile di vita abbastanza sovversivo: questi skaters erano l’antitesi dei ragazzini perbene, non avevano limiti, non li avrebbero mai fermati né la polizia, né i divieti o i cartelli di “proprietà privata”, né tanto meno la paura di farsi male. “Jay era senza dubbio il più fuori di testa, il più incontrollabile skater di tutti i tempi.
Ha creato nuove manovre praticamente ogni volta che è salito su uno skate in piscina e, anche se non sempre lo trovavi in piedi alla fine, di sicuro diede a tutti qualcosa a cui pensare. Jay attaccava con aggressività più di chiunque altro avessi mai visto. Tra l’altro era esattamente lo stesso tipo di persona quando non era sullo skateboard, sia che stesse surfando, girando su BMX o con le ragazze: un selvaggio”. Qui si vede Jay una frazione di secondo dopo aver letteralmente divelto il cornicione dal bordo della piscina, stracciando un “frontside grind” con la sua tipica irruenza.
H.R. – BAD BRAINS – New York City – dicembre 1981
Una delle prime punk band di Washington DC, i Bad Brains, iniziarono come gruppo jazz, ma vennero presto conquistati dal punk e dal reggae.
Molto tempo prima dei Living Colors o dei Body Count di Ice T, questa hardcore band di rasta conquistò la scena mondiale con un suono potente e musicale al tempo stesso. Il cantante H.R. possedeva una delle voci più belle che fosse dato di ascoltare, capace di passare dal registro reggae a quello ruvido dei pezzi hardcore come se nulla fosse. Al tempo in cui questa foto venne scattata erano al loro apice.
L’Hip Hop a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta travalica i confini del ghetto per entrare direttamente nelle case dell’Amerika bianca.
Friedman riconosce nella carica dirompente e nel linguaggio diretto degli mc’s la stessa attitudine sovversiva che possedeva l’hardcore punk… e nascono alcune fra le più belle copertine della storia dell’Hip Hop…
TONY ALVA – Beverly Hills, CA – maggio 1977
Alva era un paio di anni più grande di Adams. Sebbene appena un po’ più controllato di Jay, Tony era molto radicale ad un altro livello: poteva controllare la sua illimitata aggressività sullo skate con stile, facendone quasi una scienza. Aveva carattere da vendere e, se non lo conoscevi già, non ti restava che sederti e guardarlo mentre ti portava via la mente
“Io non credo nel dare indicazioni agli altri ragazzi, io faccio quello che mi pare, e se loro vogliono fare quello che faccio io, allora che siano pronti a pagarne le conseguenze, perché io l’ho fatto. Se vuoi andare con lo skate nelle piscine private o cose simili, farai bene ad essere pronto a tutto… pronto all’arrivo della polizia, pronto alla reazione dei proprietari, dei cani, a tutto. Parte del gioco è proprio l’avventura di essere pronti a tutto ciò che può succedere… e capitano cose abbastanza dure… devi essere in grado di andare sullo skate bene e velocemente, di correre altrettanto bene e velocemente, oppure saperti battere bene. Quando cose come quelle capitano, non c’è tempo per pensare, c’è solo il tempo di fare quello che devi… ognuno per se stesso. Se arrivano le guardie, ognuno deve andare per una strada diversa. E sperare solo di farcela.”
La scena skate e l’hardcore punk di quel periodo si muovevano su coordinate assai simili. L’hardcore era un movimento di forte connotazione antiautoritaria, la cui musica divenne parte integrante e trainante nella quotidianità degli skaters di Dog Town…
CHUCK D. – PUBLIC ENEMY – Newark, NJ – autunno 1989
Foto Session per la cover “It Takes A Nation Of Million”. E se non vi basta, oltre a venire a vedervi “Fuck You All”, che mostra queste ed altre foto tratte dai libri “Fuck You Heroes” e “Fuck You Too” di Glen E. Friedman (in vendita nelle maggiori librerie), date un occhio al rarissimo promo di “Intergalactic” dei Beastie Boys e ci troverete una delle ultime foto di Friedman in copertina!