Di David Nerattini
AL 37 giugno 1999
Questo 1999 è senz’altro l’anno di Roma. I successi del Piotta, dei Flaminio Maphia e del Colle, ve lo assicuro, sono solo la punta dell’iceberg. La scena capitolina dopo anni d’incubazione in questo fine secolo è finalmente pronta per dimostrare la sua forza ed esprimere la sua visione originale e sfaccettata di questa cosa chiamata Hip Hop.
I prossimi ad esplodere sono due ragazzi che da anni masticano, vivono e studiano la doppia h: Primo Brown e Cielo B. ovvero i Cor Veleno. Il loro primo ep si chiama “Sotto Assedio” ed esce per la neonata etichetta Envy, testimonianza di una maturità espressiva che viene da lontano. Sono andato ad incontrarli nel nuovo e caparbio studiolo di Robba Coatta dove stavano mixando l’ultima traccia in compagnia di Detor (a cui si devono molte delle basi) e sotto la direzione del buon Squarta.
-Voi come gruppo esistete da un sacco di tempo anche se solo adesso vi siete decisi a fare uscire un prodotto discografico, quindi io partirei dalla vostra storia: come vi siete avvicinati all’Hip Hop?
Primo: “E’ nato tutto per gioco, io ascoltavo Jovanotti che è stato il primo a mandare il rap per radio e per televisione. Da medio borghese quale sono il mio primo approccio è stato questo.”
Cielo: “Poi a Roma c’era Magic Tv che mandava il rap, mi ricordo il programma che faceva Charlie Jay. A proposito, Carlotta che fine hai fatto? Vabbè…fra i primi video a cui ci siamo appassionati quando abbiamo iniziato c’era quello di “The Fugitive” di K-Solo.”
Primo: “Stavamo in fissa pure con i De La Soul, i Run Dmc, Public Enemy, LL Cool J; in pratica con quello che l’America produceva in quel periodo, fine anni Ottanta, inizio Novanta. Poi abbiamo avuto un innamoramento con il suono del giro Soul Assassins, un suono che tuttora in un certo senso ci portiamo appresso. Poi chiaramente la roba italiana, che è quella che ci ha spinto a scrivere roba nostra. “Fight The Faida” di Frankie era un pezzo che io sapevo a memoria, e lo sa bene Frankie a cui andavo sempre a rompere le scatole quando lo incontravo…”
Cielo: “Anche l’Isola Posse, Dee Mo’ è un punto di riferimento per tutti quelli che hanno cominciato a fare rap in italiano in quel periodo.”
-Quando avete cominciato a fare le cose più seriamente?
Primo: “E’ stata una cosa graduale, non è che ci siamo svegliati una mattina e abbiamo deciso di essere più seri. Piano, piano la voglia di concretizzare ci è salita e fra i primi che abbiamo contattato per farci delle basi c’era Deda dei Sangue Misto. Ci siamo conosciuti a ridosso di “SXM” e avendo sempre pensato che quella di Bologna fosse una scena molto avanzata, è stato naturale per noi avvicinarci a loro. Poi purtroppo la cosa è sfumata, sai un po’ la distanza, un po’ le difficoltà oggettive sia nostre che sue di lavorare.”
-Quindi il primo tentativo di fare un disco risale al 1994, in questi cinque anni che avete fatto?
Cielo: “Tanti concerti nelle situazioni più disparate, sia interne alla scena Hip Hop che fuori. Una cosa che ci è servita veramente tantissimo. Sai a casa tua puoi scrivere tutte le mejo rime del mondo, ma è il confronto con la gente che poi ti fa capire. Salire su un palco e comunicare con il pubblico che hai davanti è sicuramente la cosa più importante. Il fatto poi di non aver pubblicato nulla fino ad ora ci ha anche dato la possibilità di riflettere bene su quello che avevamo da dire, abbiamo avuto il tempo di guardarci dentro e di maturare.”
Primo: “Avremmo anche potuto uscire prima, sbattendo su disco la prima cosa che avevamo fatto, ma non era il modo in cui volevamo uscire. Avremmo pubblicato roba che non ci soddisfaceva al cento per cento e anche questo ha contribuito a far passare così tanto tempo.”
-Dopo mille contatti con case discografiche adesso avete deciso per l’autoproduzione.
Cielo: “Semplicemente era arrivato il momento di fare un disco e questo era il modo migliore fra quelli che avevamo davanti. Il nostro è il primo prodotto di questa nuova etichetta di nome Envy, gestita da due ragazzi che si sono lanciati in questa impresa aiutati anche da Squarta e da Piotta.”
Primo: “E’ la prima volta che ci sentiamo tranquilli lavorando a un disco, quando cominci avverti tutta una serie di condizionamenti e di impedimenti che in questa situazione non ci sono assolutamente.”
-Avete cominciato con un ep, e l’album?
Primo: “L’album è il nostro progetto principale, ci stiamo lavorando. A dire il vero ce n’è uno già pronto ma che ormai è troppo vecchio per rappresentare quello che siamo adesso.”
-E’ un buon periodo per Roma questo, considerando che fino a pochi anni fa nella mappa dell’Hip Hop in Italia la capitale era poco rappresentata.
Cielo: “Credo che, come nel nostro caso specifico, fosse un po’ giunto il momento. A Roma c’è un sacco di gente che fa Hip Hop e che ha insistito a farlo in tutti questi anni. Quello che sta uscendo adesso è solo il frutto di anni d’insistenza a fare le cose in un certo modo.”
Primo: “All’inizio non c’erano sbocchi per uscire a Roma, adesso insistendo gli sbocchi ce li siamo creati da soli e quindi eccoci qua…”
-Riflettevo sul fatto che in Italia le scene più vitali sono quelle partite da gente che fa questa roba praticamente da sempre: a Torino c’è Next One, a Bologna Dee Mo’ e a Roma Ice One…
Cielo: “Quelle che hai nominato sono tutte persone che sono riuscite a trasmettere una tradizione ad un sacco di gente. Una persona come Ice One a Roma è un vero e proprio punto di riferimento per tutti noi, un testimone attivo di un epoca importantissima sulle cui basi è cresciuto un po’ tutto.”
Primo: “E grazie a quelle persone che i più giovani trovano lo stimolo per andare avanti e conoscere l’Hip Hop per quello che è veramente, gente come Sebbi o Crash Kid hanno fatto tanto per la scena romana. Siamo tutti anelli di una catena che hanno cominciato loro, ognuna la continua a modo suo, ma partiamo tutti da li.”
-Il vostro stile si è evoluto nel tempo, immagino grazie anche alla musica altrui. Che roba avete ascoltato negli ultimi tempi?
Cielo: “Veramente di tutto.”
Primo: “Un sacco di roba diversa, anche se non ti saprei dire qualcuno in particolare che ho ascoltato o ho studiato. Le influenze sono più una roba inconscia, all’inizio magari ho preso netto spunto da alcuni mc, ma con il passare del tempo penso che abbiamo trovato una strada nostra. Adesso per esempio è un periodo che ascolto un sacco di musica surf, dischi di mio padre che stanno a casa mia da sempre e che mi danno la possibilità di allargare gli orizzonti. L’Hip Hop non si può nutrire solo di Hip Hop.”
Cielo: “L’America in questo senso insegna, la loro forza è quella di attingere ad un patrimonio musicale immenso. Lo stereotipo del b-boy ignorante che sente solo Hip Hop è falsa, anche non volendo a New York sei esposto ad un sacco di culture e musiche differenti. Io per esempio negli ultimi anni ho ascoltato un sacco di jazz e di soul, perchè in fondo la musica è una sola. C’è una bellissima frase di Tom Waits che mi è sempre piaciuta in cui lui afferma che la musica è geografia, tu devi solo scegliere dove andare.”
“Sotto assedio” EP
SOTTO ASSEDIO
Primo: “E’ la title-track e compare in due versioni, una con la base di Squarta ed un remix con la base di Detor.”
Cielo: “Una versione pomeridiana ed una antimeridiana di un brano dedicato al nostro pubblico: le tigri.”
NON CALPESTARE IL PRATO
Cielo: “E’ il nostro pezzo ecologico…”
Primo: “La base è di Squarta e c’è un ritornello cantato da una nostra amica bravissima che si chiama Flavia Martinelli”
21 TYSON
Primo: “La base è quella di Detor che già era uscita su “La Banda Del Trucido”, Squarta ci ha aiutato a farla suonare bene come doveva. Rispetto a quella versione c’è una nuova terza strofa. Abbiamo deciso di dargli una seconda vita a questo pezzo perché è quello che ci ha dato la spinta a fare il disco, e poi per dargli una collocazione visto che si trovava solo su due compile.”