Di Claudio “Sid” Brignole
Foto S. Giovannini
AL 33 febbraio 1999
Sottotono, Area Cronica. Questi due nomi sono risuonati nelle nostre orecchie centinaia di volte negli ultimi anni: li abbiamo sentiti durante i concerti, li abbiamo letti sulle pubblicità nelle riviste e sulle copertine dei loro dischi, ne abbiamo parlato con gli amici per commentare i loro pezzi o gli atteggiamenti che nel tempo hanno suscitato grande ammirazione o antipatia.
I gusti sono gusti e non credo che sia assolutamente il caso di instradarsi sul facile discorso pro o contro Area Cronica, discorsi assolutamente sterili e inconcludenti; rimaniamo strettamente legati ai fatti. Le cifre ci dicono che Area Cronica e i Sottotono hanno realmente lavorato sodo, hanno messo su una vera e propria etichetta discografica che produce solo Hip Hop facendo un contratto di distribuzione con la V2, hanno creato uno studio dove far registrare tutti gli mc’s sotto contratto per loro, hanno prodotto quattro dischi in pochi mesi e si apprestano a tirarne fuori altri due a breve (senza contare l’lp dei Sottotono stessi). Hanno fatto una grossa promozione ai loro prodotti sui media, hanno girato l’Italia facendo concerti ovunque. Sono rimasti con i piedi ben saldi sullo stesso terreno dell’Hip Hop che produce in Italia. Non sto cercando di mettere in buona luce l’Area Cronica per partito preso, questi sono fatti che non sono contestabili da nessuno in buona fede. Tutto perfetto dunque? Non esageriamo, le pecche e gli errori ci sono ovunque e anche i Sottotono li hanno fatti e ne faranno in futuro (come tutti noi), l’importante è dare una possibilità a chi lavora sodo di mostrare il suo valore. Li ho incontrati per quest’intervista nella sede della Wea, nel pieno centro di Milano, saletta per le interviste, bibite del bar a disposizione. Sia io che Tormento e Fish non eravamo molto a nostro agio, tutti e tre avremmo sicuramente preferito fare come le altre volte, vederci tranquilli e rilassati a casa mia o loro. Ma i tempi cambiano e ci dobbiamo adeguare, Fish è alle prese con il cellulare che continua a squillare, Tormento, invece, costruisce qualcosa con la carta ma non capisco bene… Entrambi sono irrequieti, l’uscita del loro terzo disco è una tappa importante che non possono fallire e stanno cercando in tutti i modi di far sì che le cose vadano per il meglio. La prima domanda, d’obbligo, riguarda gli ultimi due anni pieni di avvenimenti e tappe importanti… Fish mi guarda e risponde orgoglioso: “Innanzi tutto siamo cresciuti come persone, anche perché abbiamo fatto diverse esperienze, come produrre altri gruppi, ed abbiamo messo in piedi un’etichetta indipendente (Area Cronica, ndr) distribuita da una major (V2, ndr). Abbiamo prodotto fino ad ora quattro dischi, l’ep dei Lyricalz e gli lp di Sab Sista, Maku Go e Sardo Triba e Bassi; abbiamo messo su un nostro studio e produrremo presto gli altri dell’Area, tra breve ci saranno Left Side e Jasmine…”
Tormento interviene e con la sua cadenza tipica ed i suoi ragionamenti tortuosi (che ho reso più lineari per una vostra maggiore comprensione), continua: “Noi vogliamo fare un’uscita dietro l’altra, cosa che normalmente non riesce. Le etichette non lavorano proprio come la pensiamo noi, perché il rap va ad una maggiore velocità. Fish si è smazzato un bel po’ di roba praticamente da solo perché io ho fatto il servizio civile, una roba che mi ha deviato un bel po’; lui è stato quello che ha concluso tutti gli sbattimenti per arrivare a chiudere questi contratti… Con questo abbiamo chiuso il cerchio, abbiamo fatto un giro completo. Adesso curiamo completamente quello che facciamo.”
L’ultima volta che facemmo un’intervista per “AL”, l’Area Cronica era ancora solo un nome; degli amici che stavano insieme. Ora le cose sono cambiate e si sono evolute in meglio, l’Area Cronica adesso è una vera e propria azienda, Tormento precisa: “È un’etichetta discografica indipendente. Il bello è che tratta esclusivamente di musica Hip Hop.”
Fare un’etichetta discografica, generalmente, non è per niente facile, specialmente quando si è artisti e non dirigenti d’azienda, ma Tormento non sembra condividere questa opinione: “Fare un’etichetta può essere semplice se impari a sfruttare quello che sai fare e ti appoggi alle aziende più grandi per le altre cose; è grazie ai più grossi che avrai maggiori possibilità. Generalmente è proprio questa mentalità che manca. Penso che intraprendere un’impresa del genere sia semplice nel caso tu abbia molta fantasia nel creare musica, devi avere la grafica che ti rappresenta e poi avere chi fa il lavoro di trasformarti in numeri quello che hai fatto, che nel nostro caso significa avere i dischi nei negozi.”
-Siete contenti di come stanno andando le cose per l’Area Cronica?
Fish: “Siamo ancora all’inizio, gli lp di Sab Sista e Bassi stanno andando abbastanza bene, anche calcolando che il mercato della musica italiana, e specialmente della musica Hip Hop, non è molto florido. Forse stiamo commettendo degli errori, però stiamo imparando sulle nostre spalle come si fa questo lavoro. C’è una persona in Area come Marya che si occupa di tutti gli aspetti organizzativi e promozionali; fino a poco tempo fa, gente che faceva questo lavoro non esisteva. Noi ci stiamo provando.”
Il mercato della musica Hip Hop in Italia attira molto interesse ma a parte alcuni casi non vende ancora grossi numeri. I Sottotono, dopo gli Articolo 31, sono il gruppo che ha venduto più dischi nel nostro Paese e forse sono tra i pochi cui ci si può rivolgere per avere un’opinione sul futuro del rap italiano. Fish e Tormento si guardano, immagino che sotto il tavolo le dita si siano incrociate e sottovoce siano stati fatti degli scongiuri e Torme, dopo un gran sospiro dice la sua: “Questo è un periodo critico, un periodo di passaggio. Adesso che le voci più importanti sono esplose c’è il problema di portare avanti questa notorietà perché un’esplosione pesa, e più movimento crei, più ti pesa l’esplosione che hai creato. Noi sentiamo il peso dell’esplosione della nostra notorietà e il problema maggiore, secondo me, è proprio quello di portarla avanti negli anni. Noi crediamo molto in quello che facciamo, nel fatto di produrre tanta gente… Alla fine sono loro che ci portano gli stimoli che ci permettono di rinnovarci.”
Molte volte chi va troppo in alto perde la conoscenza di ciò che accade alla base, questo non è il caso dei Sottotono che si tengono costantemente in contatto con le nuove generazioni di b-boys.
Tormento: “La prima cosa che chiedo quando parlo con qualche ragazzo, è cosa ascolta. Purtroppo tutti ascoltano solo rap italiano, quindi se ascolto le cose che fanno, sento le influenze dell’Area e di qualcos’altro d’italiano, perché alla fine loro sentono solo questa roba. Secondo me è giusto fino ad un certo punto; è bello creare diversi suoni italiani e già adesso si distinguono sonorità tipiche e lo stile dei vari produttori, e questa è una figata, però per esempio, io ho imparato l’inglese da Tupac. Non lo so benissimo, però lo parlo perché ascolto tanta musica americana. Solo ascoltando musica d’oltreoceano ti si aprono gli orizzonti, puoi sentire quali campioni sono stati usati e cercare il pezzo originale, ti puoi creare una cultura musicale. Devi buttarti nelle radici, lo devi fare seguendo le strade di quelli che t’interessano, non puoi andarti a comprare tutti i dischi vecchi perché tanto li trovi a 3.000 lire… Ogni tanto puoi andare a comprare i dischi vecchi secondo la copertina, vedi quanto è zarro il tipo e ti rendi conto che magari è nel tuo stesso viaggio… anche Fish fa così… Bisogna avere in ogni modo una strada, capire cosa si vuol fare.”
-Secondo voi, come si può far capire al ragazzo giovane che oltre al disco dei Sottotono si dovrebbe comprare anche quello di Busta Rhymes, Outkast o Redman?
Tormento: “Mah! Ognuno dice la parola mc tipo tre milioni di volte nell’arco di una settimana… poi sono stato ad uno show di Busta Rhymes e ti rendi conto che questa gente, al di là che ti piaccia o no, sono degli mc, ma mc come in Italia non ce n’è neanche un quarto. Non ce la fa nessun italiano a tenere il palco per un’ora come hanno fatto loro. Questo per far capire quanto sia importante avere degli esempi stranieri, basta vederli, sentirli e capisci subito la differenza.”
-Penso che il problema maggiore in Italia sia la provincialità perché non ci sono rapporti con l’estero, si è chiusi nel proprio cerchio. Penso che l’Hip Hop si sviluppi nel momento in cui ci sono scambi, conoscenze, rapporti con gli altri… Chiunque vada a NY almeno una volta, inizia a vedere le cose sotto un altro punto di vista.
Tormento: “Lì sta alla profondità personale di ognuno, anche tu, visto che continui ad andare e tornare, alla fine lo fai perché entri in quella mentalità, perché vedi che lì lavorano tranquillamente e un casino, sono anche tutti vestiti da paura e allora ne rimani influenzato. Ma se tu torni e hai la tua strada da seguire allora ci metti dentro tutto questo, invece se quando torni non hai niente da fare, perché normalmente non fai un cazzo, come una gran parte dei b-boys, allora è normale che vai in giro cazzeggiando vestito bene, facendo l’americano.”
Tormento negli ultimi tempi è maturato e la visione delle cose cambia anche con l’età. I testi dell’ultimo album sono su un gradino superiore rispetto al precedente, più complessi sia metricamente che di contenuti. In un panorama italiano dove negli ultimi tempi i contenuti dei testi sono andati notevolmente calando, con quasi solo pezzi da battaglia, le liriche di Tormento sono il segnale che finalmente si può ritornare a comunicare qualcosa di nuovo.
“Più che altro ho tentato di dire, musicalmente, che se vuoi fare il pezzo party non devi parlare necessariamente del party. Se vuoi fare un disco e vuoi fare della roba seria non è detto che ci debba essere questa divisione netta tra pezzo musicalmente party che parla di robe leggere e il pezzo musicalmente cupo che parla di robe pese, può essere anche il contrario. Un mc può far vedere che è figo a fare storie senza cazziare gli altri, invece adesso tutti sparano per aria. Anche noi lo abbiamo fatto, ma quando poi tutti sparano per aria e basta il gioco non funziona più. Quando hai scritto 10 pezzi, alla fine uno potente lo tiri fuori. Secondo me sta in questo la capacità di arrivare a creare delle belle robe, conta più la quantità, perché se studi e poi alla fine non fai mai un cazzo questo studio non serve a niente.”
-Ha scritto molti pezzi finora?
Tormento: “Tupac ha lasciato 250 inediti, anch’io devo arrivare ad avere 250 pezzi e finché non ci arrivo, non mi fermo.”
-Quindi tu tieni tutti i pezzi che scrivi, dopo li rileggi e decidi se usarli oppure no.
Tormento: “Alla fine i testi che scrivo diventano una roba mia che faccio e conservo come espressione personale, solo più avanti decido se metterli in giro o no. Noi non abbiamo una lira in tasca, però grazie agli introiti dei dischi precedenti abbiamo potuto comprarci i “giocattoli” per registrare come si deve. Quello che dico è questo: quando pensi ad un lp, pensalo in grande perché solo se hai un grande numero di inediti sarai il più figo.”
-In diversi brani affermate che voi fate il vostro e chiedete a quelli che fino ad ora hanno solo rotto le palle e non hanno fatto niente, di smettere di andare contro gli altri e di fare il loro.
Tormento: “Questa è una moda: arriva il tipo e spara sull’Area e la gente si esalta, arriva l’Area, rompe il tipo e la gente si esalta. Il problema di fondo è che con questo gioco arrivi a fregare 20.000 persone al Forum che diventano dei voltafaccia come i 100 b-boys delle jam.”
Toccando questo argomento Torme s’incupisce e capisco la loro volontà di girare pagina e lasciare perdere queste brutte storie che fanno solo incazzare e perdere tempo. Uno dei modi migliori per guardare al futuro con buone speranze è quello di avere intorno a sé gente nuova, con idee fresche e stili innovativi; Tormento commentando la collaborazione con i Brunello Team conferma: “Alla fine questo è quello che veramente ci dà la forza… sai io sono uno che vive molto da solo e scrivo tanto da solo, non so quanti mc’s in Italia scrivono tante rime quanto me. Fish produce tante basi, più di quante io riesca ad usarne e quindi il fatto di tirare dentro altra gente nasce anche da questo, perché quando c’è così tanto materiale è meglio dividerlo con altri e questo automaticamente ci dà più energia.”
Fish non è un tipo molto loquace durante le interviste, si vede che la sua testa è perennemente impegnata a pensare all’ultima base a cui sta lavorando ed al modo per farla suonare al meglio. Lo scuoto con una domanda che lo riguarda sul suo amato studio… è vero che stai la maggior parte delle tue giornate a fare basi?
“Sì, adesso abbiamo preso uno studio di registrazione con un sacco di macchine e sarà pienamente operativo a breve. Io sono sempre lì che faccio le mie cose, anche perché adesso sto sperimentando abbastanza.”
-Si sentono nel disco molti pezzi inusuali con basi che definirei “da viaggio”. Come sei arrivato a questo punto?
Fish: “Sinceramente non te lo so spiegare. Diciamo che sono sempre stato amante dei suoni un po’ elettronici tipo l’electro ecc., per cui ho tentato di fare qualcosa di pseudo tale, però a modo mio. Di cose americane mi piacciono le robe di Timbaland o di Missy, anche se provo a fare musica il più possibile mia, cercando di non scopiazzare a destra e sinistra.”
-Mi sembra che tu sia ipercritico nei confronti del tuo lavoro…
Fish: “Sì, perché faccio delle cose e poi il giorno dopo non mi convincono più, però sono entrato nell’ottica di dire -l’ho fatto in un periodo della mia vita, e se mi è piaciuto allora, fa parte della mia storia e quindi lo tengo-. Facciamo musica con un campionatore, un expander e un computer; è abbastanza facile e veloce fare musica in questo modo anche se non semplicissimo, quindi l’evoluzione è giornaliera e il tuo stile si modifica molto velocemente.”
-Sul lato della costruzione delle basi, mi sembra, molte volte, che tu riesca a passare agevolmente tra pezzi “pesi”, tirati, a pezzi magari più soft, lenti. Anche i campionamenti sono di una certa epoca, degli anni ’80, quando eravamo ragazzini. Ti sei ispirato ai tuoi ricordi?
Fish: “Non conoscevo la maggior parte dei dischi che ho utilizzato per i campioni; li ho conosciuti piano piano, comprando i dischi, documentandomi un po’. In questo disco c’è un’overdose di anni ‘80, a me piace quel suono; se stai a sentire, dai beat ai campioni suona tutto molto anni ‘80.”
-Molti produttori prendono i campioni e cercano di confonderli, mentre tu, in almeno tre pezzi, li hai lasciati praticamente interi.
Fish: “Per quanto riguarda Axel F. (il tema del film “Beverly Hills Cop”) volevo fare quel pezzo, mi piaceva troppo. Diciamo che è andata così, un giorno mi sveglio, accendo la televisione e c’era, su MTV, il video di questa canzone; lo stesso giorno l’ho cercata ovunque. “Eight Wonder” mi piaceva allo stesso modo, questa l’ho stravolta un po’ perché ci ho messo sopra un basso, “Rumours” invece è risuonata completamente perché c’erano “Rumors” dei Timex Social Club e quella dei Club Nouveau ed io ho fatto un misto.”
E’ molto difficile farsi capire fino in fondo attraverso un disco e diverse volte si rischia di essere fraintesi. Ai Sottotono è capitato molte volte, a questo punto bisognerebbe pensare quale sia il sistema migliore per non essere capiti male, se esiste…
Fish: “Secondo noi chi sente questo disco, sente due folli. Credo che la gente da noi si aspettasse qualcos’altro proposto in modo diverso e noi abbiamo quasi paura di questo perché invece abbiamo provato a fare qualcosa di nuovo, a rinnovarci completamente. Il mondo si è evoluto ed anche noi abbiamo cercato di evolverci.”
-Ma il vostro disco vi rispecchia totalmente?
Tormento: “Io tento di fare sempre dei casi personali, perché mi rendo conto che a parlare in generale non funziona. Vedo subito in che atteggiamento è la gente che viene da noi e ci affronta, anche perché quando mi trovo di fronte uno che vive come me, disadattato come lo sono io, si tratta solo di capirlo. Immagino che capirci attraverso un disco non sia impresa facile; ti esponi e tenti di spiegare il più possibile come sei, ma secondo me non si riuscirà mai a farsi capire fino in fondo. Ognuno vede le cose come le vuole vedere. Nel secondo lp avevamo lanciato il gioco dell’ironia, proprio perché in Italia nessuno l’aveva mai fatto. Il problema nasce dal fatto che è nata una scena su ‘sta roba qui, nel senso che tutti l’hanno presa seriamente e quindi se uno ti vuole vedere male, ti vede così. Anche nelle interviste, noi cerchiamo sempre di uscirne i più tranquilli possibile, perché in fondo lo siamo. Io non ho problemi ed ora non ho nemmeno più la voglia di rispondere ad una sfida.”
Nel pezzo “La Vita Dei Gaggi”, Tormento e gli altri dell’Area si auto-definiscono gaggi. Questa è una figura fondamentale nella società italiana, in pratica si tratta del settore della popolazione più largo e più sbandato. Ci sono gaggi e gaggi, bisogna saper cogliere le differenze. I Sottotono sono in una particolare categoria di gaggi…
Tormento: “Ci sono delle cose che tu puoi prendere e farle tue. La parola “Sottotono” fa pensare a dei ragazzi di strada, poi ci vedi e ti rendi conto che non lo siamo, e aggiungo ‘per fortuna’, ma abbiamo un modo gaggio di vedere le cose con immagini crude e il più possibile reali. Questa cosa ce l’ho dentro e penso di averla presa dal sud, dove sono nato.”
-Nel pezzo in cui parlate della vostra città, racconti che sei nato a Reggio Calabria poi ti sei trasferito a Varese e che adesso stai a Novara, quindi sempre in movimento. Non ti senti, quindi, cittadino di una città soltanto.
Tormento: “Secondo me questa è la mentalità che dovresti avere. Io ho avuto la fortuna di andare in quasi tutte le città d’Italia ed è una roba che devi fare, quella di viaggiare, perché se hai cento carte in tasca è meglio che le spendi in questo modo.”
-Quindi tu dici studiare sì, però è ancora più importante viaggiare?
Tormento: “Studiare nella direzione in cui viaggi.”
Il viaggio nel mondo dei Sottotono per ora si conclude qui, aspettiamo di prendere il prossimo volo e di continuarlo al più presto.