IL BREAKING ALLE OLIMPIADI: COM’È ANDATA E COSA SUCCEDE ORA

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SENTIAMO COM’È ANDATA DA KACYO, TECNICO DELLA NAZIONALE ITALIANA

Di Claudio Sid Brignole
 
Alle Olimpiadi di Parigi 2024, il breaking ha fatto il suo debutto ufficiale come disciplina olimpica. La competizione si è svolta in due categorie: maschile e femminile, con 16 B-Girls e 16 B-Boys arrivati a Parigi tramite una lunga selezione. Per l’Italia, tra le B-Girls c’era Antilai Sandrini, conosciuta come B-Girl Anti, mentre non c’era nessun B-Boy italiano tra i classificati per andare a Parigi. Nella competizione olimpica, Anti ha ottenuto 2 sconfitte e 1 vittoria, dimostrando il livello competitivo raggiunto dal breaking italiano sulla scena internazionale. Nonostante non sia riuscita a ottenere una medaglia, ha dimostrato tutte le sue capacità e come italiani rimarremo sempre orgogliosi che ci abbia rappresentato alle Olimpiadi.
 
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Tecnico della Nazionale italiana di breaking è Giuseppe Di Mauro, noto da tutti come Kacyo, presente anche lui a Parigi. Gli abbiamo chiesto del lungo percorso di avvicinamento alle Olimpiadi fatto con Antilai:
 
“Antilai l’ho conosciuta grazie al breaking e, tra alti e bassi, siamo cresciuti insieme. Grazie al suo lavoro fatto con il suo team e il mio, abbiamo portato, penso, il massimo di quello che potevamo fare. Antilai è una persona fantastica, solare, ha fatto un percorso bellissimo. Ha portato lì la sua essenza, il suo modo di essere, il suo modo di ballare e, al di là del ‘siamo dentro, siamo fuori’, noi eravamo lì a rappresentare, a portare proprio l’essenza italiana e di questo sono molto orgoglioso.
 
Una cosa che porterò sempre con me è come ha chiuso l’ultima sfida. Si è girata verso di me e io le ho fatto un cuoricino, lei ballando se l’è preso, lo ha rifatto, se l’è messo al petto e poi l’ha dato al pubblico. Questa cosa qui per me ha chiuso le Olimpiadi in bellezza. Dare amore penso sia la cosa più bella e lei lo ha dato. Siamo tutti fieri di lei e sono felicissimo di quello che si è creato.”

Anti vince l’ultima battle (video Eurosport) 

Kacyo, appena tornato da Parigi, ci racconta com’è stata questa esperienza unica:
 
“Penso che le battle in sé abbiano avuto un livello stratosferico, sia nel femminile che nel maschile. Nei due anni di percorso fatto per Parigi, si è vista la costanza, l’allenamento e la determinazione di ogni singolo ballerino. Ci sono state delle sfide epiche, di un livello veramente superiore. È stato tutto fantastico, con un’energia splendida. Gli organizzatori di Parigi 2024 hanno ricreato una location fantastica, con più di 6 mila posti. Hanno messo questo cerchio centrale, un palco rialzato con attorno tutte le persone, il DJ in alto, gli spalti attorno. Hanno ricreato l’atmosfera, quell’arena, quel cerchio, e penso sia stato veramente epico. Gli organizzatori hanno pensato ad ogni singolo dettaglio e questa è stata la chiave del successo dell’evento.
 
Una cosa che mi ha fatto piacere è stata la musica. Di solito in questi circuiti mettevano solo break beat, ma le Olimpiadi e l’organizzazione hanno sbloccato i diritti, quindi c’era musica che spaziava dal funk, al latin funk, al rap, al break beat. I DJ hanno spaziato veramente tanto e anche per questo i ballerini hanno avuto totale libertà di espressione. Tra la musica, quell’atmosfera, il livello dei ballerini, penso che siano state delle Olimpiadi uniche – ovviamente sono state finora anche le uniche – ma hanno creato veramente l’evento. Forse di meglio non si poteva fare, sono veramente impressionato dal livello”.
 
Tornando alla competizione vera e propria, per le B-girls la medaglia d’oro è stata vinta dalla giapponese Ami, che ha battuto in finale la lituana Nicka. La medaglia di bronzo è andata alla cinese 671. Nella competizione maschile, il canadese Phil Wizard ha conquistato l’oro, superando il francese Dany Dann che si è aggiudicato l’argento. La medaglia di bronzo è stata vinta dallo statunitense Victor. Il fatto che, a parte un bronzo per gli USA, le medaglie sono andate in molti altri paesi, la dice lunga di quanto il breaking si sia espanso e consolidato nel mondo.
 

 
L’inclusione del breaking alle Olimpiadi ha suscitato reazioni contrastanti all’interno della comunità. Da un lato, ha offerto maggiore visibilità e riconoscimento per la disciplina, potenzialmente ampliando la base di praticanti. Dall’altro, sono emerse preoccupazioni riguardo alla possibile perdita di autenticità e spontaneità della cultura di strada, al rischio di standardizzazione eccessiva e alle difficoltà nella valutazione oggettiva di una forma d’arte così espressiva. Nei fatti, il breaking è diventata una disciplina in cui già da anni ci sono breakers che si possono definire professionisti, campionati nazionali e internazionali, competizioni con grandi sponsor come Nike, Red Bull, Snipes, quindi i tempi con il solo linoleum per strada sono finiti da un pezzo. Si parte sicuramente ancora così, ma perseverando si può arrivare a livelli internazionali entrando in circuiti che ogni anno crescono sempre di più.
 
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Kacyo ha un suo pensiero riguardo a quanto il breaking sia o meno adatto alle Olimpiadi:
 
“Quello che abbiamo portato alle Olimpiadi è una comunità forte, una libertà d’espressione, una fratellanza. Sono valori unici che il breaking ha portato a questo evento. Sono convinto che lo sport, lo stare insieme, fare una cosa che ti piace e condividi con il resto del mondo, sia uno dei contesti più adatti dove poter portare la nostra disciplina. Abbiamo dato spettacolo, cultura, felicità. I ballerini attorno a me erano veramente felici, respiravo un’aria fantastica e penso sia giusto continuare e non fermarsi.
 
Posso già anticipare che la Federazione Internazionale non fermerà il circuito. Adesso ci stiamo preparando per il 2025 con i World Games, che sono come le Olimpiadi e si fanno ogni 4 anni. Nel 2026 avremo le Olimpiadi giovanili a Dakar e nel 2027, se tutto va bene, dovrebbe arrivare la conferma per le Olimpiadi del 2032. La Federazione Internazionale ha già espresso questo parere: non si fermerà e continuerà a spingere in questo circuito.”
 
A Los Angeles 2028 il breaking non ci sarà, ma potrebbe diventare disciplina olimpica stabile a partire da Brisbane 2032. Grazie ad Anti, il breaking italiano è rimasto sotto i riflettori e nei prossimi anni ci aspettiamo che la scuola italiana si faccia valere. Chi meglio di Kacyo, allenatore della squadra di breaking Italiana, può intravedere il futuro:
 
“Ora che abbiamo chiuso questo capitolo di Parigi 2024, ne apriremo altri. Se nell’arco di 2-3 anni i b-boy della scena mondiale hanno alzato così tanto il loro livello, adesso è solo l’inizio per i giovani per alzare il proprio. Penso che a Dakar 2026 ne vedremo delle belle e noi come Italia saremo presenti, siamo dentro grazie al risultato di Anti, ma anche grazie all’investimento che facciamo ogni giorno in tutta la scena italiana. Stiamo crescendo dei talenti veramente forti e adesso tocca solo strutturare un lavoro e portarlo avanti per cercare sempre di crescere e dare il massimo.”
 

PERCHÉ RAYGUN È STATA UN GRAVE DANNO D’IMMAGINE PER IL MOVIMENTO DEL BREAKING

 
L’esibizione di Raygun alle Olimpiadi di Parigi 2024 ha scatenato una tempesta mediatica, mettendo in luce le sfide e le contraddizioni dell’inclusione del breaking nel contesto olimpico oltre ad oscurare tutte le incredibili performance delle altre B-girls e B-boys presenti. Ovviamente qui non non vogliamo accodarci alla “shit storm” che ha dovuto subire negli ultimi giorni, cosa che condanniamo fermamente ma è anche indubbio che la sua controversa “danza del canguro” ha sollevato interrogativi sulla natura della creatività nel breaking e sul rispetto della sua cultura e storia.
 
Raygun, il cui vero nome è Rachael Gunn, ha 35 anni, un’età considerevole per una competizione di questo livello. La sua performance, che si è discostata notevolmente dallo stile tradizionale del breaking, sembra essere stata una scelta dettata più dalla necessità che dalla pura espressione artistica. “Non avrei mai potuto battere queste ragazze in ciò che fanno meglio – le loro power moves,” ha ammesso Gunn, rivelando indirettamente i limiti della sua tecnica rispetto alle concorrenti più giovani e preparate.
 
Mentre Gunn ha difeso la sua esibizione affermando: “Tutte le mie mosse sono originali. La creatività è davvero importante per me,” è lecito chiedersi se questa interpretazione della creatività sia in linea con i principi fondamentali del breaking. La disciplina, nata nelle strade del Bronx negli anni ’70, ha una ricca storia e tradizione che meritano rispetto e considerazione, soprattutto su un palcoscenico globale come le Olimpiadi.
 
L’incidente ha riacceso i timori che l’inclusione del breaking nelle Olimpiadi possa portare a una distorsione della disciplina, allontanandola dalle sue radici e dai suoi valori fondamentali. La performance di Raygun, pur essendo originale, ha sollevato dubbi sulla sua capacità di rappresentare autenticamente la cultura del breaking.
 
Martin Gilian, giudice capo della competizione, ha difeso Gunn, ma la sua affermazione che “il breaking riguarda l’originalità e portare qualcosa di nuovo” sembra trascurare l’importanza di mantenere un legame con la tradizione e la tecnica consolidata della disciplina. Forse anche per questo a Raygun sono stati comunque assegnati zero punti dai giudici. Il fatto è che Raygun non sarebbe dovuta essere alle Olimpiadi, non ne era all’altezza come lei stessa ha ammesso.
 
Questo episodio ha evidenziato la necessità di un equilibrio tra innovazione e rispetto per la cultura del breaking. Mentre la creatività è fondamentale, essa dovrebbe costruire sulla base della tradizione piuttosto che allontanarsene completamente. La performance di Raygun, seppur originale, sembra aver mancato questo equilibrio, risultando più in una deviazione che in un’evoluzione della disciplina.
 
Il futuro del breaking olimpico dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra l’integrità artistica della disciplina, il rispetto per la sua storia e cultura, e le esigenze di una competizione sportiva globale. L’incidente di Raygun sottolinea l’importanza di una maggiore educazione del pubblico, dei media e degli stessi partecipanti sulla cultura e i valori del breaking, per garantire che future esibizioni possano essere sia innovative che rispettose della ricca tradizione di questa forma d’arte.
 

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