Di Beat 1
AL 37 Giugno 1999
Nel panorama delle crew italiane si è distinta, da un anno a questa parte, Break The Funk, 4 ragazzi provenienti da Cesena e Bologna. Denis, Duna, Blade e Foglia oltre ad aver raggiunto un buon livello tecnico, hanno organizzato una serie di jam di un certo spessore come Vibrazioni Positive e Hip Hop Summit 2. La parola a Break The Funk, una crew che farà parlare molto di sé!
La domandona di rito: come è nata la crew? Come mai dei singoli ballerini decidono di fondare un gruppo?
Denis: “Il gruppo è nato circa un anno fa. Avevo capito che il singolo fa poco. Per quanto girassi per i party, avevo visto che, da solo, non mi avrebbe chiamato nessuno perché un unico b-boy non può fare uno spettacolo. Insomma c’era bisogno di un gruppo e così abbiamo deciso di mettere su Break The Funk.”
Ci sono delle esperienze particolari che vorreste ricordare così da tracciare una mappa del percorso Break The Funk?
Foglia: “Abbiamo preso parte a manifestazioni significative magari non grandissime ma di forte valore per l’Hip Hop come cultura. Ad esempio The Groove a Mantova, abbiamo ballato per dei concerti di Lugi e per Melma e Merda poco tempo fa.”
E Denis se non sbaglio ha ballato nel video di Fritz Da Cat con Esa e Lugi.
Denis: “Esatto. Ero quello che faceva windmill. Poi ho ballato con i Fighting Soul all’Hip Hop Village ’98 e ho preso parte ad una cifra di jam nel nord Italia. E poi come gruppo a Riccione con Match Music e Night Wave ’99.”
Avete organizzato molti eventi a mio avviso significativi dove avete dato spazio a tutte le discipline rappresentando l’Hip Hop nel reale. A livello di organizzazione avete riscontrato dei problemi?
Duna: “I problemi sono riuscire a chiamare tutti con i pochi soldi che si hanno. Oltretutto ci sono delle difficoltà con i gestori dei locali che spesso non capiscono le nostre esigenze perché si tratta di cose nuove per loro. Ad esempio la necessità di un pavimento liscio o di un palco spazioso ecc.”
Denis: “Ribadisco che il problema, a fronte dei costi coperti, è quello di riuscire ad invitare più gente possibile ad esibirsi senza escludere nessuno. Purtroppo è ovvio che non tutti possono essere invitati. Alla fine però vale una regola: chi ci rispetta ha il nostro rispetto e chi cerca di fotterci si deve aspettare altrettanto da noi.”
Domanda di rito: com’è la scena b-boying in Italia?
Duna: “La scena si è ingrandita e mi fa piacere vedere che in ogni città d’Italia ci sono b-boy. A volte mi capita di recarmi in una città nuova e trovare dei b-boy con i quali ballare che mi fanno sentire a mio agio. Credo che questa non sia una cosa tanto usuale. Abbiamo questa passione in comune che ci lega e che ci avvicina in modo del tutto naturale. Credo sia una delle cose che più mi piace del b-boying.”
Ballate per hobby o puntate a diventare dei professionisti?
Denis: “Tuttora sto ballando per hobby perché ci vogliono i soldi e per i soldi si deve lavorare purtroppo. Per giungere al professionismo comunque si deve attendere di arrivare ad un certo livello che non sento di aver raggiunto. Questo però mi sprona a darci ancora più sotto.”
Foglia: “Professionismo di sicuro. Il nostro obiettivo quello di riuscirci prima o poi: trasformare la nostra passione nel nostro lavoro. Questo è il mio sogno.”
Avete idee su come fare? Cosa state facendo concretamente?
Blade: “Stiamo aspettando che delle situazioni si sviluppino, cioè siamo in attesa di un possibile contratto con una ditta di abbigliamento.”
Ora supponiamo che dall’oggi al domani vi venga proposto un contratto che stipula una cifra dignitosa per i vostri spettacoli. Sareste davvero disposti ad abbandonare tutto e darvi ad una vita di insicurezze, zero fondo pensione, zero contributi fiscali ecc.?
Blade: “Sì. Com’era il proverbio? Meglio un giorno da leone che…”
Oggi come riuscite a lavorare 8 ore al giorno e poi alla sera allenarvi?
Blade: “Per ora sono disoccupato. Dal punto di vista del breaking questo è positivo, dal punto di vista soldi, i soldi arriveranno.”
Foglia: “Basta abituarsi. Una volta che hai preso il ritmo poi risulta più facile. All’inizio però è dura ed il breaking può essere davvero estenuante. Comunque se ti piace, si trova il tempo, la voglia e la forza di farlo.”
Denis: “Per me non è facile ballare tutti i giorni. Alla sera io sono devastato. Però l’amore per questa danza spesso mi fa dimenticare anche che sono stanco.”
Il sucker? Chi è il sucker?
Denis: “E’ la persona che parla troppo senza saperne niente. Gente che pretende di sapere e magari insegnare senza aver fatto un cammino personale che porta ad avere cognizione di causa.”
Molti b-boy non ascoltano rap ma solo break beat. Voi?
Duna: “È vero che ascolto più break beat ma non disdegno il rap sia italiano che estero.”
E a partire dal fatto che ascolti più break beat, vi considerate breaker o hip hopper (vale a dire b-boy che abbracciano a livello di interesse vero tutte le 4 discipline)?
Blade: “Probabilmente a noi interessa di più il breaking, ma non vuol dire che ce ne freghiamo del resto e questo è dimostrato dal fatto che organizziamo jam non solo per i b-boy.”
La vostra più grande soddisfazione?
Foglia: “La più grande soddisfazione è stata ballare con i Break The Funk. L’unica cosa che mi dispiace è di non poterli vedere tutti i giorni.”
E delusione?
Denis: “Parlando di delusioni è vedere che la gente pretende quando non fa un ca**o per gli altri e non organizza nulla. Sono solo pronti a rinfacciarti gli errori senza mai fare niente per l’Hip Hop.”
Si può parlare di Hip Hop vero e di Hip Hop falso? O è solo una questione di gusti?
Denis: “Per me l’Hip Hop ha certi codici che non vanno ignorati. Ognuno poi può avere la sua interpretazione di Hip Hop ma attenendosi a certe leggi.”
Cosa ne pensate dell’hardcore? Vi reputate hc?
Duna: “Io sono per le cose di qualità. Hardcore o no, a me non interessa. Se la tua roba fa schifo: fa schifo!”
I breaker all’inizio copiano di sana pianta tutto quello che gli piace. Come vi relazionate ai toy (aka principianti)?
Blade: “I passi agli inizi li prendi dagli altri e non c’è niente di sbagliato. Lo abbiamo fatto tutti penso. Poi, entrando nella filosofia del breaking, si capisce che i grandi breaker non copiano. Io come i miei soci cerchiamo di non imitare anche se a volte è veramente difficile perché vedi un passo che ti piace e ci provi. Comunque tra prendere ispirazione e copiare c’è una bella differenza.”